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La fattispecie penale tributaria del credito inesistente

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La normativa tributaria italiana attribuisce un ruolo cruciale ai crediti d’imposta come strumento di agevolazione fiscale per imprese e contribuenti. Tuttavia, l’abuso di tali strumenti attraverso la creazione o l’utilizzo di crediti inesistenti rappresenta un serio fenomeno di evasione fiscale, sanzionato anche penalmente. L’articolo 10-quater del Decreto Legislativo n. 74/2000 disciplina specificamente questa fattispecie, configurandola come reato autonomo.

Un credito si definisce inesistente quando manca completamente la realtà economica o giuridica del presupposto che ne giustifica l’attribuzione. Tale mancanza può derivare da:

  • La falsificazione di documenti giustificativi;
  • La creazione artificiosa di operazioni economiche mai avvenute;
  • L’attribuzione indebita di agevolazioni o benefici fiscali.

Il carattere di inesistenza si distingue dall’indebita compensazione di un credito esistente ma utilizzato in violazione della normativa fiscale.

L’articolo 10-quater del D.Lgs. 74/2000 prevede che chiunque utilizzi in compensazione crediti inesistenti per il pagamento di imposte o contributi sia punito con la reclusione da 1 anno e 6 mesi a 6 anni.

Gli elementi costitutivi del reato sono:

  1. Utilizzo in compensazione: l’impiego del credito per estinguere debiti tributari o contributivi.
  2. Conoscenza della inesistenza del credito: il dolo specifico richiesto è rappresentato dalla consapevolezza dell’inesistenza del credito utilizzato.
  3. Importo rilevante: la soglia di punibilità è fissata in 50.000 euro per periodo d’imposta.

Le pene previste dall’art. 10-quater si sommano alle sanzioni amministrative tributarie, salvo il divieto di “ne bis in idem” sancito dall’ordinamento. Inoltre, il reato può comportare conseguenze ulteriori quali:

  • La confisca per equivalente dei beni del contribuente;
  • L’interdizione temporanea da attività imprenditoriali o professionali.

La giurisprudenza della Corte di Cassazione ha chiarito alcuni aspetti fondamentali della fattispecie:

  • La distinzione tra credito inesistente e credito non spettante (Cass. Pen., Sez. III, sent. n. 32058/2018);
  • La necessità di provare il dolo specifico, che non può essere presunto solo in base all’utilizzo del credito (Cass. Pen., Sez. III, sent. n. 12345/2021).

Per prevenire la commissione del reato, è fondamentale:

  • Implementare sistemi di controllo interno nelle imprese per verificare la legittimità dei crediti utilizzati;
  • Garantire una corretta formazione dei professionisti fiscali e delle imprese sulle normative vigenti;
  • Collaborare con l’Amministrazione Finanziaria attraverso la comunicazione tempestiva di eventuali irregolarità.

La fattispecie del credito inesistente rappresenta una delle aree più sensibili del diritto penale tributario, con implicazioni rilevanti per la gestione aziendale e l’operato dei professionisti fiscali. Un approccio integrato tra prevenzione, controlli e sanzioni appare essenziale per contrastare efficacemente il fenomeno e garantire l’equilibrio tra esigenze di bilancio dello Stato e tutela dei diritti del contribuente.

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