Con il Provvedimento n 422344 del 21 novembre l'Agenzia delle Entrate detta le regole per un…
AMMINISTRATORE DI UN ENTE DEL TERZO SETTORE
Non importa quanto è grande e complesso un ente del terzo settore, la sua gestione e le responsabilità in capo agli amministratori richiedono una specifica preparazione.
Anzi più si è “piccoli” e maggiore è il carico che ricade sul presidente e amministratori di una associazione anche non riconosciuta.
Già la scelta della tipologia e relativo statuto per una start-up richiedono non solo una chiara idea di cosa e come si voglia fare ma anche le competenze per individuare le soluzioni migliori.
Di fatto ci sono tantissime eroine ed eroi che danno tutto se stesse per la missione e oltre al tempo, energie e cuore mettono a rischio la loro serenità non solo economica. Ma si possono trovare alleati e far ancora meglio come associazioni, enti e volontari.
Chiunque ha o ha avuto un’esperienza associativa sa che l’organo amministrativo, a cominciare dal presidente, deve gestire e controllare una serie impressionante di responsabilità che mettono a rischio la stessa associazione finanche gli stessi amministratori; personalità giuridica o meno.
La tenuta corretta dei libri sociali, la contabilità, la fiscalità che incide su diversi temi di interesse vitale per l’associazione o ente come quelli inerenti al Fundraising. Il bilancio e rendicontazioni, i piani di comunicazione con il tema della privacy, la sicurezza dei lavoratori dipendenti e dei volontari. Sono solo una parte.
Per ridurre il rischio di errori anche gravi a danno dell’ente, dei suoi amministratori, di tutti gli stakeholders compresi i beneficiari diretti o indiretti, è fondamentale che l’ente chieda ai suoi amministratori, nel caso non siano già esperti e competenti nel loro ruolo, di formarsi e la soluzione migliore e più efficace è creare per loro un percorso di formazione specifico.
Dovrebbe essere inserito nel regolamento stesso dell’ente.
Nel caso di piccole e medie organizzazioni il direttivo è solitamente molto operativo e quindi deve possedere anche competenze hard su come gestire e con quali strumenti.
Mentre per le più grandi e strutturate, dove è presente una struttura operativa con un direttore o segretario, il direttivo ha bisogno di conoscere oltre al contesto del terzo settore e in cui opera l’organizzazione anche le competenze strategiche per poter contribuire allo sviluppo, sostenere gli obiettivi ed avere uno sguardo sul futuro che spesso chi è dedicato all’operatività non può avere dovendo muoversi a “testa bassa” nella gestione quotidiana.
L’alternativa, poco fattibile, è costituire sempre un direttivo di volontari con tutte le figure competenti necessarie e che a titolo gratuito gestiscano l’associazione.
Sulla formazione ci sono diverse soluzioni, modelli e realtà che la forniscono ad ottimi livelli e richiedono investimenti variabili. Anche Capital Advisory, forte delle sue molteplici competenze che coprono tutte le esigenze, ha sviluppato un modello che possa essere personalizzato sulle diverse tipologie, strutture e dimensioni degli enti del terzo settore ed ecclesiastici. Un modello “cucito su misura” che insieme alla competenza sui diversi ambiti di interesse, permette di andare incontro alle diverse esigenze di tempo e luogo. Un percorso di accompagnamento che permette anche di tenere aggiornati nel tempo gli amministratori e le loro organizzazioni con le novità normative, tecnologiche e gestionali per essere sempre compliance e proattivi rispetto alle sfide del futuro.
In un mondo in continuo cambiamento, solo la formazione continua permette di viverlo e migliorarlo.
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